Ospedale

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OSPEDALE

18/03/1767

Il proposto Giovan Carlo Falagiani benedice l’edificio dell’ospedale. Essendo la vigilia di San Giuseppe, a tale santo viene intitolato il nosocomio. Inizialmente l’ospedale poteva contare su 28 posti letto (16 per gli uomini e 12 per le donne).

La costruzione dell’ospedale ebbe inizio il 19/04/1743. Gli empolesi decisero di utilizzare una parte dell’immensa eredità di Giuseppe del Papa per tale scopo. Il del Papa con il suo lascito (donato al popolo empolese) aveva voluto creare borse di studio in medicina per i meno abbienti, una parte veniva assegnato alle ragazze del circondario con lo scopo di crear loro una dote.
Gli esecutori testamentari rappresentarono la necessità di un ospedale per la città di Empoli. Il Granduca Francesco I autorizzò la costruzione il 18/04/1743 dedicando al mantenimento dell’ospedale 600 scudi ogni anno. Il costo dell’edificio ammontò a 14.000 scudi. Non essendo sufficienti i 600 scudi annuali, venne aumentata tale cifra, integrandola con altro denaro derivante dall’eredita di Giuseppe del Papa, togliendo l’appannaggio alle donne che a 33 anni ancora non si erano sposate.
Infine il mercante empolese Agostino Cecchi lasciò all’ospedale un eredità di 8.000 scudi.

Il Papa a Empoli

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Ore 03:00 del 29/03/1815

Papa Pio VII ed il Sacro Collegio attraversano Porta Pisana; dopo il ritorno di Napoleone a Parigi, temendo il ripetersi dei fatti del 1809, il Papa fugge da Roma. Durante il veloce tragitto verso Genova il Pontefice transita da Empoli nel più totale anonimato.
E’ certo (ma non localizzabile su mappa) che lo stesso Pio VII fosse già passato da Empoli la mattina del 09/07/1809, quando tratto in arresto fu trasferito in Francia. Si può dedurre che i militari francesi con un detenuto tanto importante abbiano evitato di passare dal centro della città.
Pio VII non fu comunque il primo Papa a passare da Empoli. E’ documentato, ma anche in questo caso non localizzabile, che il 27/06/1434 passò Papa Eugenio IV diretto a Firenze.

Mario Tuti

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20:30 del 24/01/1975

3 agenti di polizia suonano alla porta di Mario Tuti, geometra del comune ma anche terrorista e fondatore del Fronte Nazionale Rivoluzionario.
Gli agenti devono procedere all’arresto ed effettuare una perquisizione in casa alla ricerca di armi. 2 giorni prima sono stati arrestati 2 appartenenti al gruppo clandestino e vengono ricondotti al Tuti.
Il geometra è considerato una persona tranquilla, gli agenti sanno già che troveranno armi (il Tuti è un cacciatore ma sono altre le armi che cercano) e non possono sospettare quello che a breve succederà.
Gli agenti cercano di mascherare il vero motivo della visita facendola passare per un controllo amministrativo, cercano molto probabilmente di condurlo al commissariato in modo tranquillo e lì procedere all’arresto.
Improvvisamente il Tuti afferra un fucile SIG calibro 7.62, uccide il brigadiere Leonardo Falco, l’appuntato Giovanni Ceravolo ferisce gravemente l’appuntato Arturo Rocca e scappa.
Verrà catturato in Francia dopo 6 mesi di latitanza.

http://www.falcoeceravolo.it/

Lo sciopero

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04/03/1944

Le fabbriche di Empoli aderirono alla serie di scioperi che si stavano svolgendo in tutta Italia fin dai primi di marzo.La partecipazione allo sciopero fu altissima, molti furono gli operai delle vetrerie e le fiascaie che sfilarono per la città ed a cui si associarono (forse per la prima volta i lavoratori della mezzadria).
La manifestazione, oltre a reclamare salari migliori era una vera e propria sfida al regime. Sembra che gli scioperanti furono scortati, durante le manifestazioni, da uomini della Resistenza armati, allo scopo di difenderli da eventuali aggressioni fasciste.

La risposta delle Autorità fasciste e tedesche fu spropositata; lo scopo di tale repressione era duplice: mandare un messaggio alla popolazione e stroncare l’organizzazione sindacale (clandestina) che stava trovando spazio nelle fabbriche.
La mattina dell’ 8 marzo gruppi di fascisti e tedeschi iniziarono la retata con perquisizioni casa per casa. Alla vetreria Taddei in 23 vennero prelevati con la forza. In tutto furono 55 gli empolesi arrestati ed immediatamente deportate nei campi di concentramento.
Sopravviveranno solo in 9.

In memoria di SAFFO MORELLI

Alluvione

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04/11/1966

Dopo giorni di piogge eccezionali, l’aqua inizia a fuoriuscire dagli argini dell’Arno, ma anche da tutti gli altri fiumi vicini: Elsa e Orme. Anche i fossi, non potendo più scaricare in Arno iniziano ad esondare.
Dal sottosuolo le fogne, ormai con gli sbocchi bloccati, cominciavano ad allagare i terreni. Fu questo il motivo per cui le zone interessate dall’alluvione non furono solo quelle vicine ai corsi d’acqua come Avane, S.Maria e Pagnana ma anche zone lontane da fiumi, si ritrovarono sott’acqua.

L’alluvione causò 2 morti: la signora Bini Agostina ed il signor Mancini Palmiro.
Il danno alla città ed alle sue attività produttive fu immenso. Anche il ponte che collega Empoli a Sovigliana rimase fortemente danneggiato.

Ss Annunziata

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08/09/1631 Il proposto Raffaello Ciaperoni benedice la posa della prima pietra del convento, costruito grazie all’eredità di Cosimo di Domenico Sandonnini.

18/10/1633 L’Arcivescovo Pietro Nicolini benedice la chiesa del convento.

21/11/1638 Le prime due suore (provenienti dal monastero empolese delle Benedettine)
Suor Ceciia di Lorenzo Berti e Suor Maria Anna di Santi del Bianco entrarono nel convento.
Con loro entrarono anche 12 ragazze aspiranti suore.
La Ss. Annunziata continua ininterrottamente fino ad oggi la sua Opera, perchè anche sotto
il dominio francese, quando fu decisa la soppressione di tutti gli ordini religiosi, vennero
dispensate in quanto dedite all’insegnamento.

La Collegiata

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“Chiesa dei Ss. Giovanni e Andrea”, “chiesa all’albero”, “chiesa al mercato”, “pieve di S.Andrea” e “collegiata di S.Andrea”; molti sono in nomi con cui è stata chiamata negli anni la Collegiata. I motivi sono due, infatti perdendosi nei tempi i segni della sua prima costruzione, la sua denominazione è quindi cambiata molte volte in tutto questo tempo.
Il secondo motivo è dovuto al fatto che cambiando il tessuto urbano intorno ad essa ne è cambiata anche la denominazione. Quando intorno è cresciuta la città anche la sua funzione è cambiata. Passando da pieve (così sono chiamati i luoghi di culto fuori dalle città) a collegiata (quando ritrovatasi al centro della città acquisì questo rango https://it.wikipedia.org/wiki/Collegiata).

La chiesa che vediamo oggi è il risultato di molti restauri, ampliamenti e disgrazie. Proveremo a riassumere, in ordine cronologico, questi cambiamenti; tralasciando la prima epoca, (non essendo, ad oggi, più visibile alcun segno). Iniziando dall’anno 1000 e successivi.

– 1093: inizia la costruzione in marmo della facciata che sarà la base dell’attuale. (Non essendo documentabile non la riportiamo come notizia, ma vale la pena ricordare che alcuni marmi usati per la facciata siano stati recuperati da un antica costruzione, dedicata ad un non identificato antico personaggio).

– 1119: la contessa Emilia, moglie di Guido Guerra, dona i terreni intorno alla pieve ai contadini della zona, con facoltà di costruirsi casupule e rifugi; inizia così l’urbanizzazione di Empoli. Nell’ Hodoeporicon si evidenzia come durante i lavori per le case e la chiesa vengono continuamente rinvenute mura e antiche case. Per gli empolesi con più di 30 anni questa non è una novità http://www.archeoempoli.it/testoscavi.htm.

– 1400: vengono costruiti il corridoio che unisce chiesa e battistero ed il chiostro.

– 1443: viene fondata l’ Opera di S. Andrea con il compito di gestire, e restaurare la collegiata.

– 24/08/1735. iniziano i lavori con i quali viene rialzato il tetto e vengono tolte le due navate. Il costo di tali lavori ammonta a 1.379 scudi.

– 27/01/1803: terminano i lavori.

– 1912: restauro della facciata. Viene tolta la statua centrale e sostituita con la finestra.

– 1944: i tedeschi fanno saltare il campanile che verrà poi ricostruito.

Congresso ghibellino

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Fine settembre 1260
Si tenne in tale data la Dieta di Empoli con lo scopo di gestire la situazione economica e politica, dopo la sconfitta Guelfa di Montaperti (04/09/1260).
In Toscana, dopo la battaglia di Montaperti la parte guelfa (Firenze) dovette soccombere
all’alleanza Ghibellina, fu deciso di tenere un congresso tra tutte le parti vincitrici.
Per comodità tale riunione si tenne a Empoli. Era venuto il momento per senesi e pisani
di prendersi la rivincita Firenze. Apparse subito chiaro qual’era il pensiero comune dei
vincitori: distruggere Firenze e renderla un borgo. Fu solo grazie al fiorentino Farinata
degli Uberti se la città venne risparmiata. Il nobile ghibellino (eroe di Montaperti) minacciò la rottura con gli altri delegati pur di salvare la sua città.

 

Convento dei Cappuccini

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04/10/1608
Il proposto della Collegiata di Empoli, Cosimo Bartoli, benedice la chiesa di San Giovanni Battista ed il convento dei cappuccini.
In data 06/09/1604 il Granduca Ferdinando I aveva firmato l’autorizzazione all’ edificazione del convento. Le spese per la sua costruzione furono coperte con una donazione del nobile Giovanni di Benedetto Giomi; come luogo fu scelto “il Padule” che si trovava sulla via per Monterappoli. Nell’edificio del convento fu inglobata la chiesa di San Ruffino già presente in tale luogo.
I frati dovettero abbandonare il convento quando, nel periodo di dominio francese, furono soppressi gli ordini religiosi. I cappuccini furono liberi di tornare il 25/09/1814 dopo la sconfitta di Napoleone.

L’ albero di Piazza Farinata degli Uberti (Piazza dei Leoni)

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Luglio 1615: Venne eretta nella piazza antistante la chiesa di S. Andrea, anche chiamata Piazza del Mercato, una colonna in pietra sul cui capitello alla base era raffigurato un leone che sosteneva lo stemma mediceo ( “Il Marzocco”).
2 Aprile 1799: Dall’entrata in Firenze dei soldati repubblicani francesi, non era passata una settimana, che come previsto venne eretto “l’Albero della Libertà”. Il cipresso piantato nel centro della piazza fu estirpato dal convento dei Cappuccini. Per gli empolesi, fedelissimi al Granduca, l’albero veniva visto come il simbolo della conquista francese. Pochi giorni dopo il cipresso, considerato albero cimiteriale, fu sostituito da un olmo (l’olmo fu scelto per  conciliare l’obbligo napoleonico di avere un albero nel centro delle piazze principali, con la tradizione empolese. Infatti fino alla costruzione della colonna medicea, un olmo esisteva da sempre in Piazza Farinata degli Uberti, tanto che il mercato di Empoli era chiamato “il mercato all’olmo”.
20 Aprile: Viene abbattuta la colonna Medicea e sostituita con un capitello a 4 facce riportante il motto della Repubblica francese. Il tutto era circondato da una cancellata. Venne organizzata una cerimonia per l’erezione dell’albero, la data prevista era il 13 maggio.
4 Maggio: Si sparse la voce (infondata) che le truppe asburgiche di Francesco II stavano entrando in Firenze. Ad Empoli ci furono scene di giubilo: il capitello francese fu distrutto e venne portato in processione lo stemma mediceo. Assistette alla scena un soldato francese di passaggio che torno’ immediatamente a Firenze ed avvisò il suo comandante.
5 Maggio: La festa ad Empoli stava ancora andando avanti; essendo domenica anche molti paesani dei dintorni si erano radunati in città. Nel primo pomeriggio arrivò la notizia che alcuni cavalieri francesi erano in arrivo. Le campane richiamarono più di 1000 empolesi che si radunarono, con armi di fortuna, al Campaccio (piazza della Vittoria) con lo scopo di difenderla. I 60 cavalieri francesi si fermarono a Pontormo. Non essendosi dispersi i rivoltosi del Campaccio, il comandante Pinarr (comandante del plotone francese) chiese rinforzi da Firenze.
6 Maggio: Arrivarono da Firenze 120 cavalieri e 100 fanti francesi. Ristabilita la calma il comandante Espert obbligò gli empolesi a rimettere l’albero in piazza. In data 6 Maggio venne di nuovo sistemato l’albero.
5 Luglio: La Francia stava perdendo la guerra ed i francesi in ritirata abbandonarono anche Empoli. Dopo l’esperienza del 4 maggio gli empolesi non festeggiarono.
6 Luglio: L’arrivo dei militari granducali confermò la liberazione, venne di nuovo abbattuto l’ “albero repubblicano” sostituendolo con lo stemma mediceo.