Lo sciopero delle TRECCIAIOLE 24/05/1896
Una grave carestia investì la nostra zona a partire dal 1894. Quando il terreno
iniziò a non dar più da vivere, molte donne abbandonarono il lavoro nei campi, reimpiegandosi come lavoratrici per i produttori di cappelli di paglia, o come impagliatrici per i fiaschi della grande industria vetraria empolese.
Il numero delle trecciaiole (nome che racchiude genericamente tutte le lavoratrici della paglia) ebbe una crescita esponenziale; nel 1896 su richiesta dell’ apposita commissione d’inchiesta presieduta da Luigi Ridolfi, fu fatto un censimento volto a capire quante empolesi fossero impiegate nella lavorazione della paglia. Tra il centro e le varie frazioni il loro numero superava abbondantemente le 1.500 unità (cifra indicata per difetto) su una popolazione totale che non raggiungeva i 20.000 abitanti.
AVANE 118 trecciaiole
MARCIGNANA 57 trecciaiole
S.PIETRO/PAGNANA 52 trecciaiole
PONTORME 189 trecciaiole
BRUSCIANA 53 trecciaiole
S.MARIA 215 trecciaiole
BASTIA 32 trecciaiole
RIOTTOLI 22 trecciaiole
PIANEZZOLI 24 trecciaiole
La sovrabbondanza di manodopera, l’elevato costo della materia prima e una
speculazione eccessiva resero la retribuzione delle trecciaiole non solo non dignitosa ma insufficiente per la sopravvivenza. Il compenso giornaliero non raggiungeva le 30 lire; a Empoli la situazione era ancor più grave rispetto
ai paesi vicini per una peculiarità tutta “nostra” nell’ organizzazione del lavoro. Le trecciaiole empolesi compravano di tasca propria la paglia da lavorare che poi consegnavano, come prodotto finito, ai FATTORINI (intermediari che contrattavano direttamente con produttori e negozianti).
Dai primi giorni del 1896 Empoli e le sue frazioni sono teatro quotidiano di di-
sordini e tumulti; il Governo centrale inviò una compagnia del 9° Bersaglieri con compiti di ordine pubblico. Quando a Marzo dello stesso anno è programmato il rientro della compagnia, il preoccupatissimo Comune di Empoli richiede al Governo, con delibera 11/03/1896,di mantenere una presenza
militare sul territorio, accollandosi la spesa per gli alloggi (albergo Giappone,
locanda “L’Italia”). Il Comune nella stessa delibera evidenzia come pericolosa e destabilizzante sia la presenza del Partito Socialista. Nel giugno del 1896
anche la Prefettura richiede rinforzi di polizia, al fine di controllare i “partiti estremisti” presenti in comune. La richiesta di invio di truppe non viene accolta.
Nei primi giorni di maggio sono iniziati gli scioperi nell’area fiorentina. Per cercare di risolvere la situazione, il 22 maggio il Presidente della Camera di
commercio riunisce commercianti e fattorini a nella sala della Borsa.
Al termine della riunione vengono prese le seguenti decisioni:
1) la produzione dei cappelli di paglia sarà retribuita con 0,30/0,40 lire per il 12 e 0,10/0,13 per ogni giro successivo fino al 15 poi 0,07 per ogni giro successivo fino al 20. Per le trecce, non potendo stabilire un minimo si applicherà lo stesso principio di progressività;
2) soppressione dei fattorini secondari;
3) creazione di un sodalizio e immediata apertura di una nota di acquisto;
4) pubblicazione entro la sera stessa di un manifesto contenente le conclusioni.
Lista degli industriali che sottoscrissero l’accordo ed i relativi impegni di spesa:
Franceschini Pietro 30.000 cappelli
Santini Tullio 40.000 cappelli 20.000 trecce
F.lli Filippni 10.000 cappelli 10.000 trecce
Tesi Pietro 50.000 trecce
Conti e Mannozzi 5.000 cappelli 20.000 trecce
Burghisser 25.000 cappelli 25.00 trecce
Tozzi Adolfo 5.000 cappelli 5.000 trecce
Camilli e figli 30.000 trecce
F.lli Ballerini 15.000 cappelli 10.000 trecce
Ladstalter P. 15.000 cappelli 10.000 trecce
Cozzi Amos 5.000 cappelli 5.000 trecce
F.lli Derberg 12.000 cappelli 20.000 trecce
Stagis G. 1.000 cappelli 1.000 trecce
GLI SCIOPERI A EMPOLI
La mattina del 23 maggio, un piccolo gruppo di donne con cartelli inneggianti a pane e lavoro, parte da Pontorme e si riunisce con altre trecciaiole a S.Maria. In prossimità del convento vengono raggiunte dal delegato di Pubblica sicurezza Morelli, dai RR Carabinieri guidati dal M.llo Taddei e dagli agenti di Polizia Municipale che sequestrano le bandiere e disperdono le dimostranti. Le trecciaiole pontormesi, nel rientrare al borgo, sostano di fronte al Comune, l’assenza del Sindaco DelVivo (fuori città) le convince a rimandare la protesta.
La mattina del 24 trecciaiole di Spicchio, S.Maria, Avane e altre frazioni si recano a Pontorme. Le manifestanti raggiungono il numero di 3.000 e si dirigono verso il Palazzo Pretorio. Di fronte al palazzo trovano i RR Carabinieri e gli agenti di P.M. agli ordini del funzionario Morelli. I militari vengono colpiti da una fitta sassaiola. Una pietra ferisce gravemente il Morelli. I Carabinieri sguainano le sciabole ma vengono sopraffatti e calpestati dalle scioperanti.
Viene incendiato il portone del palazzo, a quel punto il Sindaco decide di ricevere una delegazione, le richieste saranno le seguenti:
1) prezzo minimo da pagare alle lavoranti L 1 per fattura di treccia o cucito per ogni cappello;
2) dal mercato successivo di giovedì 28 maggio tutti i fattorini dovranno essere
sostituiti da un rappresente delle fabbriche.
L’ impegno preso dal Sindaco calma le trecciaiole che alle 14.00 iniziano a disperdersi ma durante il lento defluire si sparge la voce di un ribasso nel prezzo dei “fasciatini” (i fiaschi da esportazione), i disordini riprendono e dureranno fino alla tarda serata. Alle 21.15 giunge alla stazione una compagnia del 5° fanteria di linea con compiti di ordine pubblico. I militari comandati dal Cap. Adolfo Senno e Ten. Sgarbi e Pagliesi (acquartierati nel convento delle Benedettine) riescono, nei giorni seguenti, a fermare i disordini.
In questo clima, il 31 maggio, il Col. Cosimini avvisa il Sindaco che il giorno
successivo la compagnia lascerà Empoli.
Purtroppo anche se terminano gli scontri, non finiscono i problemi per le lavoratrici empolesi, rimangono addirittura senza commesse di lavoro.
La sottoprefettura di S.Miniato individua il problema nei fattorini che continuano a gestire gli affari e a decidere i prezzi. Chiede al Sindaco di invitare le trecciaiole a rivolgersi direttamente ai commercianti. Ancora a settembre 1897 un fattorino di Ponte a Signa viene malmenato al mercato settimanale.
Le decisioni intraprese, oltre ad una robusta ripresa dell’economia iniziano a dare risultati. Nel 1898 la crisi delle trecciaiole va lentamente a risolversi.
FONTI:
Archivio storico comune di Empoli;
Emeroteca digit. Reg. Toscana.
“LA NAZIONE”;